
Testo
L’ edificio si pone in una delle due direttrici oblique di cui si diceva prima, quella di destra, che dal nuovo ingresso rimanda al muro di cinta di cui la costruzione costituisce un piccolo tratto.
La radice che nutre il processo progettuale si basa su una condizione ante, proto-geometrica, che immagina prima della geometria stessa, lo spazio vuoto come ritmo del pieno, distanza tra parti, originato dalla scomposizione astratta della forma euclidea compiuta alta circa 5,00 mt con pianta quadrata di 2,50 mt di lato, in parallelepipedi che vengono ricomposti attraverso nuove relazioni, traslazione e rotazione, strumenti indispensabili per raggiungere l’equilibrio necessario, premessa per l’intervallo tra i corpi e rivelatore della pausa.
I materiali utilizzati sono: l’eternità dell’esistenza (pietra), il continuo decadimento e rinnovamento della materia nel tempo (acciaio corten) e la leggerezza della vita: la luce.
Una dimensione acquietante, costruita da rapporti misurati, un silenzio spaziale aperto all’uomo, al paesaggio e soprattutto alla luce. Il materiale più prezioso che in un particolare momento del giorno e delle stagioni manifesta la propria presenza, stabilendo la comunicazione intima tra l’individuo che osserva e ciò che sta oltre.
La luce esprime sempre un forte potenziale simbolico e sacrale, è un elemento chiave dello spazio di culto e in generale dell’architettura carica di monumentalità e memoria.